Caro amico o amica,
da qualche tempo, sul web, viene ripubblicata una presunta “leggenda” secondo la quale le povere aquile, a un certo punto della loro vita, compirebbero su se stesse una serie atrocità, tra cui staccharsi il becco da sole
Ahia! Fa male solo a sentirlo dire.
Il punto è che questa storia, ahimé, è falsa. E, a parte questo, anche nella stessa morale, nel valore simbolico che le si vuole attribuire c’è qualcosa che non va.
Prima di andare a vedere che cosa, però…sai dove ti trovi e chi sta scrivendo?
Mi chiamo Elvio e, da oltre 10 anni, aiuto persone desiderose di crescere a superare i propri blocchi, scoprire i propri talenti e trovare se stesse. Questo è il mio blog, si chiama Spiragli di Luce e, proprio qui, troverai tantissimi contenuti utili per la tua evoluzione personale.
E, adesso, andiamo a vedere cosa accade alla famigerata Aquila.
Il testo della presunta “leggenda”
A breve ti dirò perché sottolineo che la leggenda sia solo “presunta” (e per niente reale) ma, prima di partire, come sempre, presentiamoci!
Se già mi conosci, grazie di essere di nuovo qui.
Ma se non mi conosci, mi chiamo Elvio, sono un ex ingegnere che ha cambiato lavoro e vita e ho aperto questo blog – Spiragli di Luce – per ispirare e aiutare più persone possibili a fare altrettanto.
E ora, via col testo.
“Le aquile vivono 70 anni, ma a 40 anni devono prendere una decisione difficile: le loro unghie diventano così lunghe e flessibili che non riescono a trattenere la preda di cui si nutrono.
Il becco, allungato e appuntito, è troppo curvo verso il petto e non è più utile; le sue ali sono invecchiate e pesanti a causa delle grandi dimensioni delle sue piume e, a quel punto, volare diventa molto difficile.“
Partiamo dall’inizio: le aquile non vivono fino a 70 anni: le più anziane arrivano a 15 o 20 anni di età.
Le unghie, il becco e le piume, per fortuna, non fanno nulla di tutto. Anche le aquile, come gli altri volatili, cambiano il piumaggio regolarmente, tutti gli anni, e in modo totalmente indolore.
Segnati il fatto che sottolineo “totalmente indolore”: non è casuale e ci aiuterà a capire perché, anche a livello simbolico, questa storia diffonde un pessimo messaggio. Ma proseguiamo:
“Hanno due alternative: abbandonarsi e morire, o affrontare un doloroso processo di rinnovamento, che consiste nel volare verso un nido tra le montagne vicino a un muro, poiché é al sicuro.
L’aquila inizia a colpire con il becco sul muro con grande forza finché non riesce a strapparlo.“
Qui, ragazzi, perdonatemi ma mi scappa una risata.
Sto cerdando di immaginare come dovrebbe essere fatto il “muro”.
Di cemento? Mattoni? Cemento armato?
In montagna ci saranno pareti, rocce, pietre, ecc. ma non certo un “muro”.
Vabbè, scusate, sono i miei pianeti in Vergine che parlano.
Ma anche senza tener conto dell’improbabile “muro” situato in piena montagna, l’aquila non prende a beccate né muri, né pietre, né rocce, né null’altro.
Perché l’aquila, come ogni animale è saggio, e sa che esistono altre vie per trasformare se stessi.
Ma non anticipiamo e, andiamo avanti col testo.
“Quindi attenderà la crescita di un nuovo becco, con il quale si staccherà uno per uno i suoi vecchi artigli. Quando i nuovi artigli iniziano a crescere, inizierá a strapparsi le piume consumate.
E dopo tutti quei lunghi e dolorosi cinque mesi di ferite, cicatrici e crescita, riesce a fare il suo famoso volo di rinnovamento, rinascita e celebrazione per vivere altri trenta anni …“
Dio santo! Basta! Basta! Se non la smettete chiamo la LIPU. E vi denuncio per tortura ipotetica di pennuto immaginario.
A parte gli scherzi: per davvero non riconosci la vera e propria barbarie del descrivere una scena tanto raccapriciante?
“Cinque mesi di ferite”. Mannaggia, neppure il povero San Sebastiano ebbe una sorte tanto crudele.
Ma a parte questo, ti confiderò che l’emisfero sinistro del mio cervello non riesce a porsi altre domande. Ad esempio:
Senza artigli, becco, piume…l’aquila…come fa a mangiare?
Sta a digiuno per 5 mesi?
Oppure viene nutrita da qualcuno?
Qualche alpinista che ha scalato il “muro” d’alta quota?
E se anche fosse, come farebbe a mangiare se non ha il becco?
Le fanno una flebo?
Ok, mi fermo. So già cosa stai pensando.
Starai dicendo: beh, ma non conta se accade o meno. È il messaggio simbolico che conta.
E invece no. Il problema sta proprio nel messaggio simbolico
La vera leggenda, è il messaggio di questa storia
In sostanza, c’è un problema fondamentale che sta dietro a queste storia, e che ha a che fare proprio con una vecchia visione del mondo che noi, qui su Spiragli di Luce, siamo pronti a superare.
La visione del mondo di cui parlo, è l’idea che per evolvere, per migliorare la nostra vita dobbiamo soffrire.
L’aquila, simbolicamente, affronta un processo di transizione ma, a differenza di quello che accade per davvero in natura, nella storia deve passare attraverso tutta una serie di atti barbari.
In natura, infatti, tanto il becco quanto le unghie – proprio come in noi umani – vengono via via consumati e, allo stesso tempo, ricrescono. Stessa cosa per le piume, che cascano da sole e ricrescono rinnovate. Nessun dolore.
Ma quest’idea – cioè quella della sofferenza legata al cambiamento è ancora molto in voga.
Non si spiegano, altrimenti, i tanti commenti entusiasti che ho visto sotto a questo post, tutte le volte che l’ho trovato ripubblicato su qualche pagina.
Solo uno schema di pensiero che fa equivalere l’evoluzione e la crescita personale alla sofferenza, infatti, può apprezzare una scena così brutale.
Inoltre, dulcisi in fundo, questa storia viene spacciata per una “leggenda dei nativi americani“.
E le persone ci credono, e la apprezzano.
Ma le avete mai lette le vere leggende dei popoli nativi?
Sono storie sagge, che dimostrano una grande connessione con la natura.
In nessuna leggenda si stravolge il comportamento di un animale, per piegarlo alle convinzioni mentali degli esseri umani.
Il regno animale ci offre già tantissimi esempi, mirabili, da cui possiamo prendere spunto.
E, anzi, a mio parere – appunto, l’ho già detto, ma voglio ripeterlo in conclusione – l’aquila è proprio un esempio di come i processi di metamorfosi siano già predisposti dalla natura: perché le unghie ricrescono, il becco pure e le piume anche.
E non dico che questo non richieda sforzo, non dico che non richieda impegno: ci sono uccelli (non l’aquila) che cambiano le piume tutte in una volta e, quindi, devono nascondersi per farlo. Quindi, sì, proprio come in questi processi naturali, anche i momenti di passaggio della nostra vita richiedono cura, attenzione, impegno.
Ma non certo procedimenti barbari e raccapricianti.
Perché, ad esempio, puoi capire già alla prima uscita che una persona non fa per te. Non hai bisogno di legarti a lei e patire le pene dell’inferno per dieci anni per capire che eravate compatibili.
Amico o amica, soffrire non è più necessario.
La prossima volta che trovi, sul web – spero solo sul web – una povera aquila maltrattata, ricordati di questo Spiraglio.
Buona evoluzione senza sofferenza ❣️
E, a proposito, se questo Spiraglio ti è piaciuto, sentiti libero di convididerlo.
Fermi tutti, prima di andare via, ecco qualche suggerimento per te!
Se ti piacciono gli articoli che sfatano falsi miti, ti suggerisco:
Le 8 convinzioni più dannose del mondo spirituale
Se vuoi leggere un’altra curiosa storiella che, manco a farla apposta, vede protagonista un’aquila:
Cosa non torna nella storia dell’Aquila e del Corvo
Se, infine, ti senti attratto da quello che propongo e stai pensando di lavorare con me, puoi consultare la sezione:
L’Energia Vitale
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Grazie mille per l’articolo. Mi ero sempre chiesta se non fosse una gran bufala la storia dell’aquila che si distrugge il becco. E infatti…..
Figuriamoci se la natura progetterebbe mai una cosa del genere…
Grazie Elvio!
Da biologa, seppure sconosca la vita dei rapaci, ho sempre avuto perplessità su questo racconto. Ma soprattutto è importante quanto tu sottolinei sulla sofferenza. Ammesso cha la faccenda della povera aquila sia vera (brrr!) In ogni caso non può essere edificante per noi, che stiamo trascendendo la sofferenza. Se qualcosa Buddha, Cristo , san Francesco e tutti i grandi Maestri ci hanno consegnato è proprio questo. Beati quelli che lo hanno compreso davvero!
Grazie; purtroppo il web è inondato di storie farlocche, ma per fortuna, con un po’ di attenzione, si riescono a trovare le giuste smentite.