Qualche tempo fa, è uscita una notizia piuttosto curiosa: un’azienda vitivinicola ha deciso di usare le oche, al posto di diserbanti e prodotti chimici per tenere pulite le vigne.
L’azienda si chiama Di Filippo e si trova a Montefalco, in provincia di Perugia.
Mi piace riportare questa notizia perché si ricollega ai vari Spiragli in cui abbiamo parlato di Permacultura. Vorrei prendere spunto da questa simpatica iniziativa proprio per leggerla in tal senso.
Ma andiamo a vedere, più nel dettaglio, che cosa è successo a Montefalco.
L’esercito di oche all’opera
I metodi tradizionali per rimuovere la crescita delle erbe spontanee sono chimici, attraverso diserbanti o meccanici, con trattori e falciatrici. Ma i fratelli Roberto e Emma Di Filippo hanno optato per una modalità ben più originale: liberare ben 400 oche tra i filari di viti, in modo che possano occuparsi loro di “fare pulizia” dove necessario.
Questo metodo presenta ben 5 vantaggi: vediamoli uno per uno:
1 – Le oche non inquinano
Il primo vantaggio, come già accennato, è che si evita l’uso di mezzi inquinanti: secondo questo articolo di Ansa.it si risparmiano ben 100 litri di carburante per ogni ettaro di terra su cui gli animali “pascolano”.
2 – Rendono fertile il terreno
Mentre scorrazzano e banchettano con le erbe che infestano le vigne, con i loro escrementi, fertilizzano in modo naturale la terra.
3 – Non compattano la terra
Rispetto ad altri animali, di maggior stazza (come le mucche), le oche sono leggere: il loro “pascolo”, dunque, non compatta la terra; cosa che avverrebbe, tra l’altro, anche usando mezzi meccanici.
Chi ha provato anche solo una volta in vita sua a coltivare un orto sa bene che quando il terreno è compresso le piante faticano a crescere.
4 – Si riduce l’utilizzo (e lo spreco) di suolo
Far “pascolare” le oche in mezzo alle vigne rientra nei metodi definiti agroforestry ovvero:
“l’insieme dei sistemi agricoli che vedono la coltivazione di specie arboree, consociate a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie”.
In pratica, si usa un unico terreno per attività che, solitamente, ne userebbero due.
Può darsi che questo punto non venga apprezzato da vegani e vegetariani ma bisogna riconoscere – pur comprendendo bene eventuali perplessità – che la carne è ancora consumata da larghe fasce di popolazione.
Finché le cose rimangono così, dunque, è un bene che l’uomo si sforzi per trovare soluzioni sostenibili per l’allevamento.
Allevare le oche in vigna, lasciandole libere di circolare e nutrirsi, è un metodo decisamente meno lesivo della loro dignità, rispetto, ad esempio, all’allevamento intensivi.
E, come ti accennavo, esiste in quinto vantaggio.
5 – Meno risorse lungo tutta la filiera
Sei pronto a esplorare questo punto con una meditazione ?♀️?
Non sto scherzando! ?
Chiudi gli occhi e visualizza, di fronte a te, il carico di diserbanti chimici, appena giunti in azienda e pronti ad essere irrorati sul terreno…
…li vedi, vero?
Bene. Immagina adesso, e a ritroso (come se guardassi un film in rewind), il camion che li ha portati, che torna al magazzino in cui erano riposti.
…lo vedi, vero?
Visualizza il gasolio che ha consumato, la CO2 che ha prodotto…rimani focalizzato e non perdere di vista neanche per un attimo l’indicatore del carburante…
Molto bene. Adesso puoi visualizzare il magazzino in cui si trovavano. Vedi le lampade che lo illuminano, il sistema di aerazione che gira senza sosta…
…lo vedi, vero?
Visualizza l’energia elettrica consumata…visualizza la sorgente di tale energia…una grande centrale termoelettrica che l’ha prodotta bruciando combustibili fossili…
Sempre meglio. Adesso puoi visualizzare un altro camion, che dal magazzino percorre – ancora a ritroso – la strada fino alla fabbrica.
…vedi anche questo, vero?
Visualizza, dunque, il carburante consumato lungo il tragitto…l’energia consumata dalla fabbrica…e anche il fumo che produce…
Molto bene. Adesso respira, stai sereno e, quando lo senti, puoi uscire dalla meditazione ?
E puoi uscire effettivamente sereno, perché tutto ciò che hai visualizzato, non sarà più necessario… grazie alle oche!
Ma si possono usare altri animali?
Il chicken tractor
Un metodo simile a questo, usato in permacultura, si chiama Chicken tractor, letteralmente: “gallina trattore”
Si tratta di una sorta di pollaio semovente, munito talvolta di ruote, che viene via via spostato, quando le galline hanno finito di mangiare tutto il mangiabile, verso una zona da diserbare.
Proprio come accade per le oche, si tratta di un sistema che permette alle galline di sfamarsi e, al contempo, agli allevatori di diserbare in modo naturale il terreno.
Lo stesso metodo può essere anche usato con le capre, con una differenza: queste si comportano come Attila, re degli Unni: dove le metti, non crescerà più l’erba ?
Ma ci sono dei casi, dove – effettivamente – l’erba è bene che non cresca e, infatti, è di qualche tempo fa la notizia che il Comune di Roma avrebbe scelto proprio pecore e capre come “tosaerba volontari” per tenere puliti i parchi capitolini.
Stiamo per chiudere ma, prima, torniamo velocemente in Umbria, più precisamente a Montefalco.
Come è nata l’idea delle oche tosaerba
Il progetto vede impegnate ben 400 oche (fameliche, suppongo) su 4 ettari di terreno. Se la matematica non è un’opinione, questo significa un risparmio di 400 litri di carburante.
Ora, sono certo che qualcuno si starà chiedendo:
ma le oche non si mangiano anche l’uva?
Ammetto che mi sono posto anch’io questa domanda. Secondo quanto ho appreso da questo articolo, sono ghiotte dei germogli, ma non sembrano apprezzare particolarmente l’uva.
Forse, un po’ come un mio caro amico, non amano (…mah…) il sapore legnoso dell’acino contenuto in ogni chicco.
La strategia, dunque, consiste nel liberare gli animali nel periodo giusto, quando i l’uva è matura e risulta meno appetibile per il palato dei volatili.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Università di Perugia ed è stato denominato “One goose revolution“, in onore al libro “One straw revolution” del botanico e filosofo Masanobu Fukuoka.
La Rivoluzione del Filo di Paglia
Un’introduzione all’agricoltura naturale
Masanobu Fukuoka
Disponibile su il Giardino dei Libri
Ne abbiamo parlato qualche tempo fa, qui su Spiragli di Luce: il libro, in italiano, si chiama “La rivoluzione del filo di paglia“.
Ciò che trovo interessante di questa iniziativa, è il fatto che mostra che le soluzioni esistono.
Mi riferisco, ovviamente, a soluzioni che permettano di vivere, nutrirsi, allevare e coltivare in modo sostenibile, con modalità che rispettino la terra, l’ambiente e la vita.
Si tratta di soluzioni che consentono minori costi, minor spreco di risorse, minor inquinamento e maggior benessere, anche – semplicemente – da parte di chi legge notizie come questa e, attraverso l’esempio, scopre che un modo più equilibrato di vivere esiste ed è praticabile.
Se vuoi contribuire a far conoscere questa bella iniziativa, ovviamente, puoi condividere questo Spiraglio.
Ti basterà cliccare sui pulsanti qui sotto.
Un abbraccio a tutti e tutte
Elvio
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