Un grande muro verde è attualmente in costruzione, in Africa. Una volta ultimato, sarà lungo ben 8 mila km e sarà in grado di fermare l’avanzata del deserto
Mio caro lettore e mia cara lettrice, se segui il blog saprai, ormai, che l’evoluzione segue tante strade, ed una di queste, ci tengo a ricordarlo, consiste nel nutrirsi costantemente di buone notizie.
E oggi ne ho una piuttosto “succulenta“: in Africa si sta costruendo un muro che fermerà l’avanzata del deserto.
Ma com’è possibile?
Lo è perché è un muro veramente speciale, costituito da una rigogliosa fascia di alberi pronti a contrastare il processo di desertificazione in atto.
L’idea della muraglia verde
Tutti conoscono la grande muraglia cinese, ma ancora pochi conosco quella africana.
L’idea è piantare alberi, lungo una zona larga 15 km e lunga ben 8.000, a sud del deserto del Sahara, per fermarne l’avanzata.
Questo progetto è in corso e sta già dando i primi risultati, ma ancora se ne parla poco. Un’ottima ragione – mi sono detto – per affrontare e contribuire a diffondere la notizia! ?
Ma come fanno gli alberi a fermare il deserto?
Te lo spiego subito, ma prima, vediamo le motivazioni che hanno mosso ben 11 nazioni africane a impegnarsi in questo ambizioso progetto.
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Molte aree africane, secondo l’ONU rischiano la desertificazione entro il 2025. Ogni anno il deserto avanza di 2 km “cancellando” la bellezza di 2 milioni di ettari di zone verdi.
È come se, ogni anno, una superficie pari alla Toscana venisse sottratta a coltivazioni, pascoli, prati e divenisse deserto.
La desertificazione rende sterile la terra e fa scarseggiare l’acqua e si calcola che il numero di indigenti – dovuto a tali cause – sia in continuo aumento.
Ed è proprio per contrastare questo fenomeno che nasce l’idea del “great green wall” una zona in cui piantare alberi e vegetazione.
Ma come fa la vegetazione a fermare la desertificazione?
Come ti dicevo, ci arriviamo tra un attimo. Andiamo a vedere, prima, come funziona questo meraviglioso grande “muro” di alberi
Le nazioni del grande muro verde
I paesi coinvolti sono 11: si parte dal Senegal, a ovest, e si prosegue con Mauritania, Mali, Burkina Faso, Nigeria, Niger, Chad, Sudan Gibuti fino ad arrivare, a est, ad Eritrea ed Etiopia.
Quest’ultima avrebbe già recuperato la bellezza di 15 milioni di ettari di terra, una superficie – ora verde – pari a quella del Lazio. La Nigeria circa 5 milioni (diciamo…un Molise) mentre il Senegal avrebbe piantato ben 12 milioni di alberi.
Il progetto, nato nel 2005, ha 13 anni di età e, nonostante le difficoltà, sta progredendo.
Andiamo, dunque a rispondere alla domanda posta poco fa, ovvero…
Come possono gli alberi impedire l’avanzata del deserto?
Il fondatore dell’agricoltura naturale, Masanobu Fukuoka, sosteneva che la terra divenga nuda (priva di vegetazione) solo dopo tragiche calamità naturali, o in pratiche di agricoltura intensiva e, ovviamente, nei deserti, sterili per definizione.
C’è bisogno, dunque, di creare le condizioni per far sì che la terra torni ad essere fertile e il grande muro verde africano lo può fare per queste 3 ragioni:
1 – Le radici delle piante trattengono l’acqua nel terreno
Contrastano la scarsità idrica e possono “produrre” veri e propri corsi d’acqua che, a loro volta, vengono utilizzati per l’agricoltura e per rendere verdi altre terre
2 – La vegetazione produce humus
Basta sollevare le foglie in un bosco per rendersi conto che queste, marcendo, diventano terriccio. Nelle aree riforestate dal Great Green wall la terra si rigenera naturalmente e, a differenza di quella del deserto, diventa fertile permettendo a nuove piante di crescere
3 – gli alberi contrastano l’erosione del suolo
Il vento e gli agenti atmosferici impoveriscono il suolo e trasportano la sabbia a grande distanza, rendendo aridi terreni che, un tempo, erano coltivabili. Ed ecco perché si chiama “grande muro verde”…perché rappresenta una barriera oltre la quale il deserto non potrà passare.
Per condurti ancora più dentro a questa bella notizia, voglio raccontarti la storia di una bambina ma, prima, ti chiedo solo un istante del tuo tempo!
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La storia della bambina Binta
Binta è una bambina senegalese, che abita in uno dei villaggi coinvolti nel great green wall, le sue parole sono estremamente toccanti…
“…se la nostra terra è in salute, ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno: cibo, acqua e denaro. Dice il nonno che, prima che io nascessi, la terra era verde, ma poi diventò secca e arida. Adesso, per fortuna le cose stanno di nuovo cambiando e il grande muro verde…ha tutte le carte per diventare una delle nuove meraviglie del mondo”
E sono raccontate in un video girato con una telecamera che riprende a 360 gradi. Come funziona?
Da pc non dovrai fare altro che cliccare sullo schermo e trascinare mentre da cellulare basterà inclinare oppure ruotare lo schermo e i paesaggi africani saranno visibili in ogni direzione…
…al di là della tecnica usata, trovo la storia narrata in questo video decisamente entusiasmante…
Qualche ultimo dettaglio
Il primo a parlare di una muraglia “anti-deserto” fu l’ambientalista Richard St. Barbe Baker, che la propose nel 1952. Questo ci fa comprendere quanto l’umanità abbia i suoi tempi e sia solita correre al riparo quando inizia ad essere tardi…e questa è una metafora molto interessante che possiamo riportare nella vita di tutti i giorni.
Tra gli obiettivi e i benefici di questa opera abbiamo:
- rendere fertili terre che prima erano aride
- permettere alle persone di restare nelle loro terre (invece di emigrare)
- creare nuovi posti di lavoro
- aumentare la produzione agricola e…
- …ovviamente, fermare il deserto!
Approfondimenti sul great green wall
In italiano:
Articolo sulla grande muraglia verde tratto da: Ehabitat
Post dal blog di: Beppe Grillo
La relativa pagina di: Wikipedia
Approfondimento tratto da: Ilmanifesto
In inglese:
Dal sito della Convenzione contro la desertificazione dell’ONU: www.unccd.int/
Sito ufficiale: www.greatgreenwall.org
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Molto interessante. Vivo in un luogo dove gli alberi li bruciano e cementificano il territorio. Sapere che c’è un progetto in un posto del mondo che contrasta il deserto allarga il cuore. Qualche anno fa scrissi una poesia sul deserto si intitola Ti racconterò di quando attraversa il deserto. Io però ho attraversato il deserto del Gobi. Ma la poesia era una metafora. Anche l’uso della parola muro per indicare qualcosa di vivo e complesso come la natura cambia la mente. Mi piacerebbe visitare questo posto di cui parli ma…. chissà!!! Il sogno sarebbe che anche qui da noi ci fosse un rimboschimento …. meno cemento e tantissimi alberi…. meno piromani e costruttori edili. Ma non è per deprimenti qui i sognatori vengono derisi quando non uccisi…. eppure io lo so bene che gli alberi sono i migliori amici dell’uomo. Ho avuto una quercia che ha raccolto le mie lacrime per un amore impossibile dove la morte era la mia rivale. Quella Quercia è stata come una madre benigna. Mi ha fatto capire che non si perde mai l’amore che si dona. A ogni grande dolore una grande gioia. Non so quando rivedrò quella Quercia ma so che è dentro me. Così non so quando vedrò un pezzo del muro verde ma è uno spiraglio di luce nel deserto di anima che sono costretta a attraversare ogni giorno. Grazie di esistere Spiragli di luce.