Questa settimana lasciamo spazio ad un racconto meraviglioso, Elena Bernabè, psicologa e mamma, ci racconta la sua esperienza col parto in casa
Una mattina di aprile mi ha svegliata una voce che ha pronunciato il mio nome.
Era una voce femminile mai udita prima. Era la voce che stavo attendendo di udire ormai da tempo. La piccola anima che io e mio marito volevamo accogliere nella nostra famiglia, era finalmente uscita allo scoperto.
Il mese dopo ho scoperto di essere incinta. Avrei avuto la mia terza bambina. Anche se non abbiamo voluto conoscere il sesso di quella vita dentro di me per tutta la gravidanza, sapevamo che era una femmina. Il suo nome lo conoscevamo ben prima del concepimento: si sarebbe chiamata Dora, che significa dono.
E quanti doni ci sta portando questa piccola donna. Doni sofferti, faticosi, impegnativi ma incredibilmente preziosi e magnifici.
Prima ancora della decisione di volerla accogliere ci siamo avvicinati all’esperienza del parto in casa. Conoscevo questa possibilità fin dalla prima gravidanza ma non eravamo pronti, né io né mio marito, per un salto evolutivo così grande. Così i miei primi due figli sono nati in ospedale.
Ma Dora è giunta anche per questo. Per condurci a vivere un’esperienza iniziatica. Ora che eravamo pronti entrambi.
Durante la gravidanza ci siamo così affidati ad un’associazione di ostetriche specializzate nel parto in casa. Con loro abbiamo frequentato un corso pre-parto meraviglioso, delicato, consapevole e magico. E in contemporanea abbiamo iniziato il percorso mentale e fisico per prepararci al parto in casa.
Visite mensili, risposte alle nostre domande, sguardi d’intesa, professionalità, tocchi di mani e abbracci di cuore hanno scandito questo nostro cammino di vita. Eravamo pronti ad accogliere e a vivere questo momento.
La preparazione
Durante la gravidanza abbiamo allestito una sorta di altare nella nostra casa dove ogni giorno i miei bambini più grandi portavano dei sassi, dei legnetti, dei fiori raccolti nelle varie passeggiate. Era un modo per collegarci mentalmente e spiritualmente alla piccola anima che si stava preparando a scendere tra noi. Abbiamo anche letto insieme dei meravigliosi libri per bambini che spiegavano il momento del parto, in modo delicato ma attraverso immagini disegnate molto reali e naturali.
Due giorni prima della nascita di Dora io, mio marito e gli altri miei due bimbi abbiamo compiuto una sorta di rituale di purificazione della casa. L’abbiamo pulita, spolverata, riordinata come quando ci si prepara all’arrivo di un ospite. Abbiamo poi acceso l’incenso.
Contenti del nostro operato abbiamo atteso che Dora si decidesse a scendere tra noi. E lei, come se non aspettasse altro che quel riordino esterno e interno a noi stessi, quella cura e quella presenza, la notte del giorno dopo a questa bellissima purificazione ha deciso che era il momento di nascere.
Di notte sono iniziate delle lievi e continue contrazioni che ho deciso di vivere da sola. La mattina presto ho avvertito mio marito, le ostetriche e mia cugina che sarebbe venuta ad aiutarmi con gli altri due bambini.
L’intento, infatti, era che anche i miei bambini potessero vivere il parto della sorellina poiché tutto si sa della morte ma poco o nulla del misterioso atto della nascita e speravo tanto che un momento così importante potesse trasformarsi in una festa, in un inno alla vita. Non li avevo avvertiti a parole che sarebbero stati presenti e nemmeno che il parto si sarebbe svolto in casa ma, grazie alle visite a domicilio delle ostetriche e ai libri che trattavano della tematica, erano pronti e non sorpresi a vivere questa incredibile esperienza di vita.
L’attesa
La giornata del travaglio è trascorsa intensa, serena, preparatoria al parto. Ho potuto dormire a tratti riposandomi quando mi sentivo stanca, giocare a tennis in giardino durante le contrazioni, ballare e ridere. Il tutto mentre mio marito aveva già preparato la piscina in salotto, la piscina del parto che mi avrebbe accolta al momento giusto.
Ad un certo momento tutto sembrava essersi fermato.
Mio marito ha avuto la grandiosa idea di portarci tutti a fare una passeggiata nell’isolato. Una camminata nel mondo, una camminata dentro di me. Terminata la passeggiata, appena ho messo piede dentro a casa si è scatenato l’uragano in me.
Era arrivato il momento tanto atteso.
La nascita
Sono arrivate le ostetriche. Il dolore intenso mi stava guidando. L’ho accolto come un maestro, non l’ho respinto. Lisa, la mia ostetrica, con una frase mi ha condotto all’apice di questo dolore.
Mi ha chiesto “Sei pronta a lasciar andare il tuo bambino?”
Le lacrime hanno iniziato a scendere. Aspettavo questa frase per lasciarmi andare e per lasciare andare anche la mia bambina. Sono entrata nella piscina calda e accogliente.
E lì a carponi, a stretto contatto con la terra e con l’universo ero in una sorta di meditazione. Mio marito Diego, le ostetriche, i miei bambini e mia cugina Diana erano tutti intorno alla piscina, in un bellissimo cerchio spirituale.
Io non ero più lì, stavo prendendo per mano la mia bambina e la stavo accompagnando a nascere. Non un urlo, non un gemito. Nessun suono emergeva da me. Alla fine Dora è nata con un ruggito.
Ero come una leonessa. Sono riuscita a riconnettermi con il mio istinto primordiale. Con Dora è nata una nuova me.
Abbiamo deciso di non tagliare il cordone ombelicale ma di attendere che fosse la placenta stessa a staccarsi dalla mia bimba. E’ una pratica che comunemente non si fa negli ospedali. E’ un segno di rispetto verso un’entità così importante come la placenta che ha accompagnato tutti i nove mesi di vita intrauterina di un piccolo d’uomo.
Dora ha così vissuto i primi giorni di vita con la sua placenta. Una mattina, dopo una notte di agitazione, si sono divise.
Partorire in casa, riflessioni finali
Abbiamo deciso, per tutta la gravidanza, di non dire a nessuno della nostra decisione di partorire a casa. Non tutti sono pronti ad accettare una scelta così importante senza giudizi o timori. E solo così siamo riusciti a portare fino in fondo la nostra decisione, senza alcun condizionamento esterno.
Il parto in casa è stato una scelta ben consapevole e ponderata, scaturita da un percorso di crescita individuale, di coppia e di famiglia. Eravamo pronti anche al fatto che ogni parto è a sé, e che potevano sorgere avversità in grado di portarci a trasferirci in ospedale.
Ci tengo a precisare che non abbiamo rischiato nulla.
Partorire a casa è una scelta che può essere intrapresa solo se sussistono condizioni favorevoli riguardo lo stato di salute della mamma, del bambino e la vicinanza adeguata di un ospedale. Quando non sussistono queste condizioni, quest’ultimo è l’unica via percorribile.
Ma se queste condizioni sussistono, la scelta del parto in casa è una delle vie possibili, di certo non meno sicura di altre.
Con la nostra scelta, oltre ad affidarci alle mani esperte delle ostetriche e al nostro sentire abbiamo deciso di affidarci alla vita e ai suoi insegnamenti, che in un modo o nell’altro, eravamo sicuri sarebbero giunti fino a noi in modo prepotente.
Elena Bernabè, veneta, psicologa, scrittrice e ricercatrice spirituale, è tra i fondatori del progetto Eticamente. Scrivo io (Elvio ?) queste ultime righe imprimendo in esse tutta la mia gratitudine nei suoi confronti, per aver condiviso con i lettori di Spiragli di Luce questa esperienza così bella e profonda.
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