Prima di entrare nel vivo della questione, voglio esprimere la mia vicinanza ed il mio affetto alle famiglie delle vittime di Genova, ed inviare a loro, e ai loro cari che hanno lasciato il corpo, luce e amore.
Ogni tragedia, nella sua tragicità, ci ricorda che – come diceva Battiato – “siamo solo di passaggio” ed anche che, come affermava il Buddha, tutto è impermanente, destinato a non durare e a mutare forma.
C’è anche, però, una profonda simbologia in questa sciagura ed ho scritto questo Spiraglio tutto d’un fiato, ieri sera, proprio per condividerla.
Che cosa ci comunica, simbolicamente, il crollo di un ponte?
Per rispondere a questa domanda, ho bisogno di portene un’altra: che cos’è un ponte?
Una struttura che unisce ciò che è diviso, permettendo così di superare le acque di fiumi, laghi e mari, o attraversare una vallata. Lo scopo è unire, permettere di attraversare e di raggiungere.
Un ponte che crolla, dunque, indica una scissione: una connessione si è lacerata.
Secondo la Legge di Analogia esistono aspetti “micro” (piccoli, specifici) e “macro” (grandi, universali) e questi, sono in relazione tra loro. Il ponte, in quanto situato in una zona specifica del territorio, appartiene al micro.
A cosa corrisponde, dunque, a livello macro, il collasso di un ponte?
Immagina di essere su Google Maps: lo schermo riproduce il viadotto crollato ma, improvvisamente, premi lo zoom ed allarghi la visuale fino a vedere la città di Genova, poi la Liguria e, infine, l’Italia intera.
Potremmo, allora, porci alcune domande.
Che rotture/scissioni ci sono state (a livello macro), nel nostro paese? Forse il popolo si è diviso? È venuta meno una connessione che prima univa punti di vista diversi?
Pensa ora al tema dell’immigrazione e più in generale, alla questione sociale e politica. Non è forse vero che, nelle ultime settimane, milioni di persone si sono letteralmente divise in due fazioni contrapposte (le due sponde del ponte)?
Giorno dopo giorno, ho visto gente scaldarsi sempre di più, ho visto insulti che volavano ed amicizie che si rompevano (la connessione, il ponte che collassa).
Del resto, il Mediterraneo stesso è un ponte, sia nell’attualità che nelle epoche antiche: tra Africa ed Europa, tra oriente ed occidente. Chiudere i porti significa sigillare una delle due estremità della connessione: il ponte crolla.
La tematica migratoria, a mio avviso più di ogni altra, fa entrare in reazione e scatena la rabbia delle persone, che smettono di comunicare efficacemente e si vomitano addosso degli slogan (“perché non li prendi tu a casa tua”) reciprocamente.
Anche se la mente razionale ride, ognuno di noi, ne sono sicuro, è capace di cogliere, almeno a livello intuitivo la verità sottesa in queste analogie, e questo perché esistono due mondi: uno materiale e l’altro immateriale e l’osservazione del primo, della realtà manifesta è sempre gravida di simboli che rivelano la nostra natura interiore, individuale e collettiva.
Se si rompe un elettrodomestico a casa tua, osserva attentamente quali dinamiche state attraversando tu e le persone che vivete in quella casa, potresti fare interessanti scoperte.
Il ponte di Genova è sospeso sopra un fiume: questo ci indica la presenza di due elementi. L’elemento aria ha a che fare con la mente, l’intelletto e la comunicazione, mentre l’acqua fa riferimento alle emozioni.
Possiamo leggere il ponte come la forza dell’intelletto che cavalca l’emotività (che scorre alcune decine di metri più sotto). Grazie ad esso, le attività umane prosperano “sorvolando” l’impetuosità delle emozioni, senza cadere preda della loro forza distruttrice (nel 1970 il torrente Polcevera, che scorre sotto il viadotto crollato, esondò uccidendo 44 persone, nel crollo del ponte 43).
Ma la comunicazione si fa sempre più stridente, la mente si offusca e il ponte abbandona l’aria in cui è sospeso e collassa precipitando verso l’acqua, verso le emozioni disarmoniche che hanno infiammato le discussioni e le divisioni di questi ultimi tempi.
Inoltre, forse, in pochi hanno notato che appena una settimana fa, a Bologna è crollato un altro viadotto autostradale: un incendio, a cui è seguita una tremenda esplosione, ha infatti prodotto il crollo del viadotto.
Vediamo, quindi, un popolo che si divide e si infiamma (la rabbia che esplode) ed un altro ponte che crolla (la connessione che viene meno).
E so che qualcuno potrebbe obiettarmi quanto segue: “Elvio, ma proprio tu che sei ingegnere ci fai questi discorsi? Se il ponte è crollato è perché c’è stato un cedimento strutturale!”
La risposta è semplice: certamente, avete ragione, so bene che c’è una causa fisica, meccanica, so anche che, evidentemente, la manutenzione non sarà stata fatta a regola d’arte.
Ma qui non si parla di questo. Qui sto riflettendo, al di là e insieme alle cause materiali del collasso, su una visione simbolica, allegorica e sincronica, di questa triste tragedia.
La realtà, caro mio affezionato lettore e lettrice, ti parla e ti comunica, ad ogni istante, preziosi messaggi evolutivi.
Solo che, spesso, siamo troppo distratti per coglierli. In questo caso, ad esempio, è stato fatto un grande schiamazzo, con i soliti litigi e polemiche, anziché optare per un decoroso e composto silenzio (e se vuoi leggere la riflessione che ho fatto su questo la trovi qui).
Osservando, invece, con attenzione ed intelligenza la via, essa diviene un vero e proprio libro pieno di messaggi di saggezza. Interpretarli è un’arte…ma come tutte le arti…può essere appresa.
Una lettura sulla stessa tematica la trovi qui: Nulla accade per caso, le meraviglie della Sincronicità.
Grazie per aver letto questo spiraglio e un abbraccio luminoso
Elvio
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