Ho scritto questo Spiraglio di getto, così come mi è venuto. Era un po’ che non lo facevo, ma tanto che attendevo di farlo. L’ho riletto un paio di volte e pubblicato, così com’è. Riflessioni tra la Terra e il Cielo.
L’aereo è decollato da poco. Palermo mi attende.
Stranamente, sono seduto a fianco al finestrino. Era tanto che non accadeva.
Colgo l’occasione per rivolgere lo sguardo verso l’esterno e, come sempre, rimango colpito dai tetti delle case.
Già, proprio loro, i tetti, mi hanno sempre affascinato.
Capita raramente di vedere i tetti dall’alto, tutti in una volta, da una prospettiva come quella dell’aereo.
Ci hai pensato?
Pensa a quante storie, sotto quei tetti. Pensa quanto amori, litigi, momenti di ozio, di divertimento, pensa a quanti pranzi, cene, innamoramenti, sogni, pianti, grida. Visti dall’alto, i tetti, sembrano quasi parlare, anzi gridare.
Urlano le loro storie verso il cielo, tutti insieme, all’unisono, come la folla esultante allo stadio.
Ascolto il grido di tante storie inascoltate, sorpreso e smarrito da tanta intensità. E lo sguardo si perde sulla città. Stiamo sorvolando Pisa. L’aereo inverte la rotta, non prende la via del mare, bensì quella dell’entroterra.
Ciò mi permette di osservare ancora meglio questa città che, placida, si estende sotto di noi, quella stessa città in cui, alcuni anni fa, abitai per conseguire la mia laurea in Ingegneria.
È strano pensarlo. Tutte quelle strade, incroci, case, palazzi, vicoli, storie, chiacchiere, tutto racchiuso in uno sguardo, la città raccolta in un fazzoletto.
I tetti non hanno ancora interrotto il loro grido che la mia attenzione si sposta sull’Arno. È curioso osservare il fiume, vedere le sue curve così sinuose ed armoniche, seguire con gli occhi il suo corso, attraversare la città per poi smarrirsi all’orizzonte.
I tetti, la trama delle case, le curve dell’Arno si fondono tra loro in un incastro perfetto.
È un incastro fatto dall’uomo, ma anche da Madre Natura.
Chissà da quanto, chiedo a me stesso, le acque del fiume solcano queste pianure. Molto prima della nascita della città, questo è ovvio. Molto prima dei romani. Da qualche parte, su monti lontani, una sorgente zampilla da millenni e crea un corso d’acqua, questo attraversa la Toscana, raccoglie le acque e le fa confluire in mare.
A proposito, eccolo il mare, ora si vede!
È proprio lì a due passi, basta alzare appena appena lo sguardo.
Una sensazione di immensità mi invade, il senso profondo dello scorrere dalla storia, di accadimenti umani e naturali mi avvolge. In un solo istante vedo le valli formarsi, vedo il fiume guadagnarsi il suo corso, lo vedo osservare alberi crescere, adagiarsi, cadere, rinascere, vedo arrivare la vita umana in queste terre e ordinare, dare una forma al tutto.
Ecco, ora stiamo proprio sorvolando la città. Vedo il Ponte di mezzo, poco distante una chiesa col suo campanile. Quanta storia, quante storie, tutte insieme. Pisa è stata Repubblica Marinara . penso – tante di queste costruzioni, sono antiche.
Visualizzo tutto ciò che vedo come un grande video-game storico, in cui l’essere umano è intervenuto a dare una forma al paesaggio, costruito case, chiese e strade intorno all’acqua che scorre, si è mantenuto vicino al mare e non troppo distante dalle montagne. E così, ogni città ha la sua storia, ed in questa grande storia sono racchiuse migliaia e milioni di piccole storie, di emozioni che scorrono, fluiscono, di persone che si interrogano sulle giuste scelte della vita, che commettono errori, che cercano di rimediare ad essi, che amano, perdonano, si disperano, vivono periodi di rinnovamento ed illuminazione, vivono momenti di scoramento e depressione.
È incredibile che accada e sia accaduto tutto questo, incredibile percepirlo così, in pochi secondi, in pochi attimi, un battito di ciglia ed una quantità di avvenimenti potenzialmente accaduti invade la mia mente.
Ora sono passati alcuni minuti, pochi, forse un paio, eppure l’aereo già sorvola la periferia. Non è poi tanto grande Pisa, per questo ci stavo bene, da studente. Si, avevo la famosa “mente matematica”, ma non troppo. È difficile ingegneria, sopratutto se hai ambizioni artistiche e dentro di te senti il germe della spiritualità che nasce e sai che nella vita, probabilmente, finirai a fare altro.
Meglio non avere distrazioni, allora, meglio una città tranquilla e a misura d’uomo, per concentrarsi e studiare. Ed ecco che non faccio in tempo a finire il pensiero che già la piccola periferia di questa tranquilla urbe di provincia è divenuta invisibile allo sguardo, adesso ci sono tanti campi, tutti ordinati, sembra il disegno di un bambino. Certo, un bambino preciso, ordinato, che ha fatto tanti triangolini e quadratini, li ha colorati: alcuni verdi, altri marroni, nei primi si preparano alimenti che presto riempiranno la tavola, nei secondi sono passati trattori, hanno rivoltato la terra, per colture che arriveranno.
Tra poco qualcuno seminerà i campi e in primavera i germogli spaccheranno la terra per ergersi decisi verso il cielo, qualcuno raccoglierà i loro frutti ed ancora le tavole di tante persone saranno imbandite di cibo e allegria.
E così come, solo pochi istanti fa, giungeva a me il grido dei tetti, la loro voglia di raccontarsi e raccontare, adesso vedo le tavole, vedo chi raccoglie gli ortaggi, chi li trasporta e li lavora, vedo corsie di supermercati e persone che li comprano. Vedo file alle casse e quasi mi sembra di sentire l’impazienza delle persone in fila, forse la cassiera non si sta sbrigando come loro vorrebbero; qualcuno si innervosisce, qualcun altro gioca col cellulare.
Poi l’occhio si posa sulle case. Ogni terreno ne ha una. Da qui appaiono minuscole, ma sono sicuramente grandi case. Abitazioni un po’ rustiche, forse, ma dai grandi spazi. La vita in città e quella in campagna. Che differenza, vero?
Il silenzio da un lato, il rumore dall’altro, la tranquillità in un luogo, la mondanità nell’altro.
Percepisco le vite diverse, i valori diversi, il tempo che scorre a velocità differenti e dal finestrino devo i cortili, piccoli puntini…ma se lascio fluire le immagini nella mia mente vedo bambini che giocano e cani che li rincorrono, sento lo stridore dei ciottoli e della ghiaia, le urla dei genitori che li chiamano per mangiare.
E poi, finalmente, arrivano le montagne, i boschi, le linee rette diventano curve e l’ordine geometrico imposto dall’uomo cede il passo a quello imperscrutabile, indescrivibile e perfetto di Madre Natura.
Laggiù ci sono animali – penso subito – non in gabbia, né al guinzaglio, animali liberi che volano e scorrazzano, là, in quelle grandi macchie verdi, laddove le foglie stanno cadendo, in questo autunno, per poi sfaldarsi con la pioggia e, lentamente, inesorabilmente, trasformarsi in nutrimento per i semi e le piante del futuro.
Già, il futuro.
Sto volando su un aereo, sorvolando questi grandi boschi, a qualche migliaio di metri d’altezza. Fino a pochi istanti fa guardavo i tetti di Pisa e pensavo a quegli uomini, e quelle donne, che l’abitavano qualche secolo fa, quelli che hanno costruito Piazza dei Miracoli e la “Normale”, il Ponte di Mezzo e la Torre Pendente. Avrebbero immaginato un velivolo d’acciaio con a bordo centinaia di persone che sorvolava la loro città? E noi, in questo qui ed ora, cosa riusciamo a percepire ed immaginare del futuro? Alzando lo sguardo al cielo, adesso, come loro avrebbero fatto nel 1200, cosa potrebbe intravedere la nostra immaginazione?
E a livello interiore? Cosa cambierà sulla Terra? Come evolverà il genere umano? Come evolverà la coscienza?
La voce della hostess fa dissolvere questi pensieri come una bolla di sapone.
Mi guardo intorno, vedo i passeggeri intenti a godersi il viaggio. Mi distraggo un po’. Quando torno a guardare fuori dal finestrino, la terra appare lontana, come i pensieri di poco fa. Eppure, la domanda sull’evoluzione e sul mondo che ci attende, quella no, non è sparita. E ne parlerò in un prossimo Spiraglio.
Intanto, se vuoi proseguire la lettura e dare sfogo alla tua immaginazione, ecco che te ne propongo uno simile: Una ragione in più per avere gratitudine
Arrivederci al prossimo Spiraglio. Se questo ti è piaciuto condividilo usando i pulsanti qui sotto!
Quanto è bello questo post! Ecco, ora ti ritrovo un po’ come ti ho conosciuto all’inizio…emozionante! Bellissimi i tuoi pensieri, le tue parole, le tue emozioni…credo che dovresti scrivere di più così, come ti è venuto 🙂 Mi è sembrato di essere accanto a te in quel viaggio sui tetti (che poi è un viaggio nella percezione sensoriale e spirituale).
Abbraccio.
Ciao carissima, grazie mille per queste parole.
Scrivere per me significa anche esplorare tante strade, e piano piano lo sto facendo. Un abbraccio e grazie
Intetessantissimo