Voglio dedicare questo spiraglio alla relazione tra spiritualità e disciplina. È possibile evolvere senza esercitarsi ogni giorno per lavorare sulle parti grossolane della nostra personalità?
Parlare del binomio Spiritualità e Disciplina è molto interessante.
Possediamo delle idee molto variegate e, a volte, un po’ confuse su questo argomento. C’è persino chi, in ambito evolutivo, non vuole neppure sentir nominare la parola “disciplina”.
Questo accade perché essa si associa ad un’imposizione e non ad una scelta volontaria e libera dell’individuo sul sentiero spirituale.
Essere disciplinati non significa essere rigidi, al contrario! Spiritualità e disciplina possono “andare a braccetto” ed è possibile, ed auspicabile, persino vivere la disciplina con Gioia ed Amore.
Disciplina non significa durezza di cuore
Questo è, a mio parere, è un punto fondamentale.
La disciplina non è quella promulgata dal terribile istruttore Hartman, che in “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick imponeva ai suoi Marines di amare il proprio fucile e li mortificava con irripetibili insulti.
Sembra una precisazione inutile, eppure, in questi anni di esperienza e di cammino spirituale, ho notato in alcuni ambienti un certo “storcere il naso” di fronte all’idea che la spiritualità necessiti di disciplina.
Eppure, la nostra mente è estremamente indisciplinata e la nostra emotività è sempre pronta a dare sfogo ai propri impulsi più distruttivi.
Le emozioni negative che imperversano sotto il pelo dell’acqua, e costituiscono la gran parte del nostro iceberg interiore, sono ben più possenti della punta che, solitamente, mostriamo agli altri attraverso la maschera che indossiamo.
Il nostro ego fa letteralmente i capricci, è sempre pronto ad offendersi e “tenere il muso” per qualsiasi tipo di sciocchezza. Allora per tranquillizzarlo e metterlo al servizio della nostra coscienza, ebbene, c’è proprio bisogno di mettergli qualche paletto.
C’è bisogno, come dicevo poc’anzi, che spiritualità e disciplina vadano a braccetto e, credimi, si può fare senza costrizioni e, soprattutto, con autentica Gioia.
Disciplina non significa mancanza di libertà
Quando in inglese diciamo “Can” stiamo intendendo che possiediamo la capacità di fare qualcosa. Con “may” intendiamo invece che siamo autorizzati a fare una determinata cosa.
Alcune persone associano la disciplina ad un una sorta di “may“: laddove c’è disciplina ci sono regole e dove ci sono queste ultime c’è qualcuno che non ci da il permesso di comportarci come vogliamo.
E se invece la disciplina la associassimo al verbo “can”?
Quindi: sono in grado di disciplinare il mio ego per potermi comportare come meglio credo, senza sottostare ai suoi capricci?
Finché siamo schiavi dei bisogni della personalità, infatti, come possiamo vivere con Gioia? Essa ci porterà sempre dove vuole lei: spesso e (mal)volentieri negli stati vibratori più bassi.
“Oggi sto male, ma non so perché”
Sono sicuro che ti è già capitato di ascoltare questa frase.
Io stesso l’ho detta, in passato: un giorno stavo “bene”, quello dopo stavo “male”. Passavo dalle giornate “si” a quelle “no” con una velocità impressionante. Era sufficiente che non mi rispondessero ad un messaggio, che non venisse confermato un concerto o svanisse un’occasione di lavoro, per ridurmi in preda all’ansia più totale.
Grazie al lavoro su me stesso, però, qualcosa ha iniziato a cambiare.
Non è successo da un giorno all’altro, è stato un cammino lungo, ma al contempo pieno di soddisfazioni.
Ed è proprio questa l’idea che voglio condividere in questo Spiraglio: evolvere grazie alla disciplina richiede impegno, ma ciò che otterremo vale infinitamente di più.
Smettere di stare male, ovvero, la via del guerriero spirituale
Per prima cosa: accetta che ci sia un prezzo da pagare.
Non paghi forse per una deliziosa cena o per andare al concerto di un cantante che ami?
Per “smettere di stare male ma non sapere perché” (ma anche sapendolo) il “biglietto da pagare” è il sacrificio che devi fare per imparare ad conoscere te stesso. La parola sacrificio, come ricorda Andrea Zurlini nell’intervista per Spiragli di Luce, non è da intenders come sofferenza, bensì come rendere sacro qualcosa.
Significa porre attenzione alle energie psichiche ed emotive che si muovono: come reagisci quando accade una determinata cosa? In quali situazioni perdi il controllo? Se li lasci fare, dove si dirigono i tuoi pensieri?
Questa indagine comporta un prezzo da pagare, è appunto il “sacrificio”. Rendi sacre le tue energie (lo sforzo che fai) per evolvere. Proprio come quando ti siedi al ristorante: sai che dovrai pagare il conto, però delizierai il tuo palato.
Spiritualità e disciplina inizieranno così a camminare mano nella mano. Ê il cammino del guerriero spirituale o, se preferisci dell’atleta spirituale. Proprio come uno sportivo, come un campione, il tuo sudore ti porterà ad risultati luminosi, e soddisfazioni immense.
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Gli automatismi da vincere in noi (tramite la disciplina)
Ti racconto una storia.
Quando aveva solo tre anni venne morsa da un cane. Ciò la segnò così profondamente che mai del tutto si è liberata della paura di essere morsa nuovamente: percepisce i cani come un potenziale pericolo.
Andando oltre le prime impressioni: non ti sembra che sia la stessa cosa che fanno molte persone quando vengono ferite?
Quante volte hai sentito dire “dopo essere stata tradita, non mi fido più di nessuno?”
Ti ha tradita una persona tanti anni fa, non quella che frequenti ora. Eppure non ti fidi più. Si tratta di un automatismo. Tendiamo a ricreare emotivamente le situazioni del nostro passato, anche quando queste, di fatto non esistono più.
Questi automatismi sono molto potenti in noi e se non impariamo a tenerli a bada saranno loro a dirigere la nostra vita.
Rendi cosciente l'inconscio, o dirigerà la tua vita e tu lo chiamerai destino (C.G. Jung) Share on X
Ecco che, ancora una volta, spiritualità e disciplina appaiono inscindibili: come possiamo evolvere mentre siamo ancora preda degli automatismi del passato? Non basta meditare una volta “ogni tanto”, quando ce lo ricordiamo: serve un impegno quotidiano, servono tutte le energie che possediamo.
Gli stereotipi della spiritualità contemporanea
C’è una sorta di “spiritualità 3.0″ fatta da condivisioni su Facebook di frasi d’Amore, aforismi sulla legge di Attrazione, tramonti e persone con le braccia levate al cielo.
Non fraintendermi, non c’è niente di male! Sono immagini che io stesso amo.
Eppure esse, da sole, non bastano per farci evolvere. Abbiamo bisogno dell’ardore del nostro fuoco interiore, del Cuore del guerriero spirituale che è in noi. Spiritualità e disciplina, insieme, inscindibili ed inseparabili.
I meccanismi di bassa vibrazione che vivono nelle profondità del tuo inconscio e le memorie karmiche che non hai ancora dissolto sono più potenti di un aforisma scritto sullo sfondo di un campo di girasoli.
Evolviamo quando, grazie al lavoro su noi stessi sappiamo governare le nostre reazioni istintive, quando al centro iniziamo ad esserci noi, e non più loro. In quel momento inizia la parte più luminosa del sentiero spirituale.
“Mi piacerebbe tanto meditare, ma…”
Ho scritto “meditare”, ma puoi sostituire quel verbo con qualsiasi altra pratica spirituale.
Siamo dei veri e propri campioni in quanto a capacità di “raccontarcela” e trovare scuse per non fare ciò che ci eravamo prefissati di fare.
Proprio come chi si mette a dieta e poi di notte si rimpinza di ogni genere di lipidi che è in grado di estrarre dal frigorifero, c’è chi decide di eseguire una pratica spirituale e poi, immancabilmente, trova “mille e mila“ motivi per non farlo.
Il caldo, il freddo, gli impegni, l’aperitivo, il sonno, la stanchezza, l’evento, la mancanza di parcheggio, ecc. il campionario di scuse che ho sentito in questi ultimi anni è veramente eccezionale, ci potrei quasi scrivere un libro: “cento e uno motivi per non compiere l’obiettivo che ti eri dato“.
È antipatica questa parte, vero? Come ti senti? Qualcosa ti sta per caso dando fastidio?
Se si, prova ad osservarti e riflettere: perché mai parole generiche, rivolte a tutti ed a nessuno in particolare dovrebbero risultarti fastidiose?
Se ciò accade, amico e amica mia, temo che qualcosa stia risuonando in te e che, forse, anche tu, una volta o un’altra, sei andato alla ricerca di una scusa.
Non ti preoccupare: l’abbiamo fatto tutti. Ma se le cose accadono per un motivo, beh, probabilmente siamo qui anche per ricordare a noi stessi quanto volontà e impegno siano importanti per raggiungere la Gioia.
Spiritualità e disciplina: un binomio possibile?
Come avrai capito, la risposta, per me, è si.
Esse possono camminare fianco a fianco e la Gioia sarà, al tempo stesso, il legame che le unisce e l’orizzonte verso cui entrambe si muovono.
La nostra evoluzione sottende l’idea di disciplina, in quanto la necessita per raggiungere se stessa e brillare di Luce e di Amore.
Namasté.
Vuoi proseguire la lettura nel blog?
Per comprendere come lavorare su te stesso quotidianamente: Lavorare su se stessi: cosa significa e come farlo.
Per intraprendere la pratica dell’auto-osservazione citata nel post: Il Ricordo di sé: un potente esercizio di Presenza
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Arrivederci al prossimo Spiraglio.
leggendo questo tuo meraviglioso e disciplinato articolo 😀 mi vengono in mete due frasi che spesso mi ripeto più volte durante la giornata:
Rimandare equivale a non volerlo fare.
Quando facevo il corso di autodifesa istintiva una volta al mese la domenica mattina per me era un sacrificio, poi ho riflettuto sulle parole di Cassius Clay alias Muhammad Alì e ho formulato la sua stessa frase con parole mie:
Odio alzarmi la Domenica mattina, ma amo la difesa personale istintiva!
Ciao Daniele,
effettivamente a me la pratica del Kung fu ha aiutato tantissimo a sviluppare questa attitudine che, in fondo, lo ripeto, è un’attitudine gioiosa.
Quando abitavo a Bogotà, il nostro maestro metteva gli allenamenti il sabato e la domenica mattina alle 7. Questi si tenevano al “Parque Nacional”… che distava almeno tre chilometri da casa mia. Dato che ci andavo a corsa, mi svegliavo tra le cinque e mezzo e le sei, per essere là in orario e, dopo le prime volte in autobus, presi l’abitudine di andarci a corsa.
Non ero uno che amava svegliarsi tanto presto la mattina, tanto meno il fine settimana. Ma mi resi conto presto che quello sforzo era ricompensato da una vitalità e da una Gioia che mai avevo sentito prima in vita mia.
Alle 9 del mattino l’allenamento era finito, ci bevevamo un bel “jugo”, un frullato di frutta tropicale fresca, e l’aria frizzante di Bogotà, coi suoi 2700 metri di altitudine, mi faceva sentire ancora più rinvigorito e allegro.
Certo, questa è la mia esperienza personale. Si può applicare la disciplina alla meditazione, ai propri propositi, agli esercizi di presenza (in particolare, al ricordo di se stessi > https://spiraglidiluce.org/2017/06/28/ricordo-di-se-esercizio-di-presenza/), ciò che importa è perseverare, amarsi, avere fede, fiducia.
Un abbraccio
Elvio