Vogliamo parlare della notte della taranta? Vogliamo parlare di pizzica? Vogliamo fare un bel tuffo in quello che è un vero e proprio rituale sciamanico tutto italiano ed anzi salentino?
Era esattamente il 27 luglio quando sono tornato dalla Colombia. Esattamente un mese dopo, il 27 agosto 2016, mi preparavo ad andare in modo verso Melpignano per la mitica Notte della Taranta.
Ovviamente la voglia di partecipare a questo spettacolare concerto (anzi, “concertone”) era tanta.
In Colombia ho infatti costruito un concerto dedicato alla musica popolare italiana…dalle splendide ballate di Branduardi ai brani di De André, passando per stornelli, ninna-nanne e brani popolari e, ovviamente, non mancava la pizzica. Se vuoi leggere il post sul mio concerto-racconto a Bogotà, eccolo qua!
Ma torniamo al viaggio e precisamente al Salento. Come d’abitudine ti racconterò anche di un bellissimo b&b dal nome particolare, Aries, in quel di Casarano (Le).
Pronto a partire? Allora ti chiedo solo un veloce mi piace qui sotto e…
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…andiamo!
Eccomi sul “luogo del delitto”, ma era ancora presto… la notte della Taranta inizia (ovviamente) dopo il calar del sole!
Voci di popolo mi avevano allarmato sul fatto che ci sarebbero state code chilometriche e che addirittura avrei dovuto farmi alcuni chilometri a piedi per raggiungere Melpignano. Niente di tutto questo. Sono partito con buon anticipo, arrivato verso le sei del pomeriggio ed ho parcheggiato senza intoppi proprio all’inizio del paese. Nel giro di poco ero già pronto ad immergermi in questa atmosfera fatta di musica ma anche di colori e di sapori
Ho dato una lucidata agli strumenti da lavoro e cioè a…
si, al mio selfie-stick e ovviamente un buon caffè (‘do annamo senza er caffè???) e poi via, lungo la strada che conduce al concertone 2016…
…perché parlo di rituale riferito alla pizzica?
Secondo le leggende del tarantismo (diffuse in tutta l’area del Mediterraneo) le persone morse dalla taranta entravano in uno stato di crisi e venivano presi da convulsioni…. e proprio grazie alla musica venivano guariti. Leggenda o verità? Ai posteri l’ardua sentenza.
Quello che posso dire, dopo aver visto la pizzica nella sua terra d’origine (vista nelle serate universitarie a Bologna suonata e ballata da studenti pugliesi fuori sede non è esattamente lo stesso, anche se è molto divertente…) devo dire che qualcosa di magico a mio parere c’è.
Richiamare qualcosa come centomila persone per ballare la musica tradizionale in un’epoca in cui internet e tutto ciò che arriva dall’estero la fa da padrone, la stessa epoca in cui la musica viene conosciuta da molti tramite le gare di X-Factor…beh…dai, c’è per forza sotto un’energia antica, carica di qualcosa di mistico e magico. Nonché, di allegro e divertente.
Infatti, quando balli la pizzica, proprio non riesci a fermarti. E, a proposito di rituali, mi ha colpito molto un’intervista ad Antonio Castrignanò, in cui il musicista salentino diceva che il tamburello della pizzica, e quindi il cerchio che rappresenta, è un simbolo ancestrale.
Verissimo. Come dicevo all’inizio da esattamente un mese ero rientrato dalla Colombia, in cui poco prima di partire avevo partecipato proprio ad una cerimonia indigena (se vuoi approfondire, vedi il post perché ho lasciato il cuore in Colombia).
Il cerchio rappresenta un intero, rappresenta la ciclicità (la luna, le stagioni, il ciclo mestruale, ecc.) e l’armonia (è privo di spigoli) e poi (non mi dilungo oltre) è rappresentato dal…tamburello della pizzica che, ovviamente, non mi sono lasciato scappare!
Ma ci vogliamo tuffare nel bel mezzo della mischia???
Questo il palco della notte della taranta 2016 (la direttrice d’orchestra d’eccezione era Carmen Consoli!) verso le sei e mezzo del pomeriggio. Essere lì era bellissimo. Quasi mi commuovo se ci ripenso. Credo che il legame che si instaura con le nostre origini sia indissolubile…e non importa essere salentini o meno. Ovviamente le persone di questa bellissima regione lo sentiranno ancora di più…ma la taranta è un vero e proprio patrimonio dell’umanità, un po’ come tutte le cose ancestrali, che arrivano da un passato lontano, ci connette con qualcosa di vero e di autentico. Insomma, una festa si, ma una festa molto speciale.
A proposito, vuoi vedere com’è quando si scaldano gli animi? Detto e fatto, ti accontento subito:
…ti ho visto, eh?! Stavi ballando sulla sedia!!!
E ci credo, ammetto di essermi trattenuto a fatica dal ballare questo pezzo (il cui titolo vero è “Aria Caddhipulina”) per realizzare questo video…ma in fondo sono contento di essere riuscito a trattenermi….perché così facendo adesso abbiamo un ricordo che rimarrà per sempre in questo spiraglio.
Ma, prima di concludere con una bella gallery (eh si, mi sono scatenato un po’ con le foto) ti dicevo che ho alloggiato in un b&b dal nome molto particolare: Aries. Come mi ha spiegato la gentilissima Lucia, il nome deriva dal suo segno zodiacale, l’Ariete. Avevo sentito nominare Casarano ma devo dire che non conoscevo questa cittadina salentina prima di arrivarci grazie a questa collaborazione nata durante il viaggio-spiraglio.
Il vantaggio a Casarano (…io apprezzo l’entroterra a prescindere…) è la sua posizione: a metà tra la costa jonica e quella adriatica, in 20 km sei a Gallipoli, in 30 a Pescoluse (le famose Maldive del Salento) e in altri 30 dall’Adriatico. Ma com’è fatto dentro?
Così!
Nella piccola intervista che ho realizzato a Lucia mi ha raccontato che in realtà il nome Aries è stato scelto dai figli, che il Salento è ricco di piccoli borghi incantevoli (tra i quali mi ha citato Specchia e Felline) e che, cosa che a me pare piuttosto rilevante, nelle colazioni servono prodotti a km 0.
La chiacchierata con Lucia è stata molto interessante perché mi ha svelato alcune “chicche” di cui non ero a conoscenza. Una fra queste sono i frantoi ipogei.
Ipogeo significa sotterraneo…sono quindi frantoi che si trovano sottoterra, di origine antica. Sono situati nel sottosuolo perché, in seguito ai contatti coi i Bizantini il commercio dell’olio si espanse e sostituì quello del grano, e i frantoi sorsero sulle rovine dei granai dell’età messapica. Per chi non lo sapesse i messapi erano un popolo di origine greca che abitò da queste parti prima dell’arrivo dei romani. Da notare che in alcuni paesi del Salento tutt’ora si parla un dialetto molto simile al greco, il greco salentino.
Tra l’altro, proprio all’Aries ho imparato ad usare la selfie-stick che ho usato poi alla Notte della Taranta…
…solo che qualcosa non tornava!
Ho ripetuto l’esperimento mentre mi recavo a Porto Selvaggio (reportage nel prossimo spiraglio) ma ancora qualcosa non è andato per il verso giusto…
Avrà o non avrà imparato Elvio ad usare la selfie-stick? Ai posteri l’ardua sentenza.
Occhio, mio caro lettore e lettrice che il postero sei proprio tu, infatti non ti devi perdere il prossimo spiraglio. Parleremo dell’ultima tappa in Salento (Gallipoli) e poi proseguiremo verso la bellissima Matera. Se questo ti è piaciuto gli puoi dare un mi piace
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E già che ci siamo, volevo farti sapere che è uscito il mio primo e-book, è gratuito e lo puoi scaricare semplicemente iscrivendoti alla newsletter. Racconta di quello che senti prima di partire per un viaggio e della magia che si scatena quando poi parti, ne parlo in questo post: “Apro gli occhi e parto”. Se lo vuoi scaricare clicca sull’immagine qui sotto
Grazie per essere stato qui, gallery finale link alle puntate precedenti e arrivederci al prossimo spiraglio.
puntate precedenti
Phil, dal giro del mondo al Gran Sasso
Il paese col lago a forma di cuore
Mollo tutto e vado a vivere in un trullo
Millo, da architetto a street artist
Ciao Elvio, aspetto il prossimo Spiraglio per proseguire questo bellissimo e intenso viaggio.
A presto 🙂
Grazie Bea, colgo l’occasione per dirti che ho appena pubblicato il primo E-BOOK-SPIRAGLIO, lo trovi in download gratuito, sulla home page! (in alto a destra) un abbraccio
Grazie Elvio! 🙂
Ciao Bea…sono andato a “ripescare” un tuo commento…per dirti che ho inavvertitamente cancellato (non mi chiedere come, boh) un tuo commento sull’articolo “cosa significa Alchimia”…mi spiace, ovviamente se tu lo volessi re-inserire è un piacere 🙂
Una volta ballavo la taranta tutta la notte, ora…faccio fatica, ma non manco mai alla notte della Saltataranta che si tiene i un paese vicino al nostro…e la notte prende il volo!!!
Che belle le nostre tradizioni e le nostre leggende.
La saltataranta? WOW. E come si chiama il paese Fulvia? Approfitto per dire anche a te, come a Bea qui sopra, che trovi su spiragli il primo e-book, fresco fresco appena pubblicato. Un abbraccio!
Grazie ho già approfittato .-)
Il paese si chiama Acuto, pr di Frosinone…un gioiellino.
è un mio sogno di andare alla notte della taranta.. anzi imparare il tamburello.. Anzi.. anzi… Grazie tanto del condivido, un bacio di una fan francese!
Grazie mille, saluti dalla Sicilia!