Nel viaggio, ma anche nella vita, ci si chiede a volte se sia meglio programmare o provare a lasciar fluire gli eventi. Ecco il racconto di un’esperienza personale
Cosa scegliere tra programmare e lasciar fluire? Come orientarsi tra la spinta a pianificare e controllare e quella che ci porta invece a far accadere da sé le cose e quindi seguire il flusso della vita?
Per rispondere ho bisogno di fare un salto indietro nel tempo.
Il primo vero viaggio della mia vita fu un inter-rail in Spagna e Portogallo.
Diciannovenne, studente di ingegneria al primo anno, amavo pianificare le cose nel dettaglio, talmente nel dettaglio che passai un mese intero in biblioteca, a leggere guide e pianificare itinerari. Il mio povero compagno di viaggio, Giuliano, una volta giunti a Lagos (un bel paesino nell’Algarve), dovette praticamente imporsi per convincermi a fermarmi tre giorni, quando io ne avevo preventivati due.
“Un giorno in più!” – pensavo – “E ora come faremo a rispettare i piani?”… sembrava quasi che lo scopo non fosse godersi il viaggio, bensì, appunto, “rispettare il piano”…
Qualcosa, evidentemente, dev’essere cambiato se due anni fa, da Bogotà, mi misi in viaggio con la vaga idea di passare la frontiera con l’Ecuador e poi proseguire verso sud, senza meta ne direzione.
Non fu un’idea del tutto geniale: la sera del 29 dicembre mi trovavo in un paesino sperduto vicino a un vulcano, cercando disperatamente una connesione a internet per capire dove passare l’ultimo dell’anno… ma alla fine tutto andò bene.
L’universo, come dicono da queste parti, cospirò a mio favore e mi ritrovai sulla bellissima spiaggia di Canoa a festeggiare l’arrivo del 2014 bevendo rum e cantando canzoni brasiliane, ovviamente… con un brasiliano che dirigeva il coro!
Quindi…
Cosa scegliere? La programmazione maniacale o l’improvvisazione piu totale?
A me piace improvvisare. Ad esempio in questo istante, mentre viaggio su un bus diretto a Bucaramanga ho impostato la playlist casuale ed è iniziata “Niente più” di Colapesce, cover di Leo Ferrè.
Mentre vai a Bucaramanga, hai intorno a te paesaggi colombiani, di fianco passeggeri colombiani, hai fatto una colazione colombiana, gli improbabili sorpassi in curva del conducente sono colombiani, c’è qualcosa di decisamente strano nel sentir comparire nelle tue orecchie Colapesce/Leo Ferré. È un po’ come trovarsi in un film a cui hanno sostituito l’audio. Insomma, improvvisare è bello, così come è bello affidarsi al caso. Poi però, magari, ti viene voglia di sentire una canzone che ti piace: proprio quella e nessun’altra. Magari una più appropriata al momento, e lì ti tocca scegliere, programmare. Inoltre, se mi passate l’espressione…
L’improvvisazione è bella quando è improvvisata!
Da musicista so che è importante, nei concerti, decidere l’ordine in cui eseguire le canzoni.
Ciò nonostante, in una certa serata, io e i miei compagni iniziammo a deciderle sul momento: si era creata una bella alchimia col pubblico e decidere le cose lì per lì rendeva tutto piu naturale. Dato il successo dell’esperimento, pensammo di ripeterlo al concerto successivo e… disastro totale!
Era diverso il pubblico, il locale e l’atmosfera: non c’erano le condizioni per suonare senza una scaletta. Il punto di forza era diventato una debolezza. Allora, forse, il segreto potrebbe essere programmare ma lasciare allo stesso tempo uno spazio aperto alle novità ed agli imprevisti, ai cambiamenti, al fluire della vita?
Ti ricordi che poco fa ho scritto che sto viaggiando su un bus diretto a Bucaramanga?
Effettivamente circa un mese fa, quando ho scritto queste parole, stavo andando all’aeroporto di Bucaramanga, per poi volare a Neiva a intervistare lo scrittore Juan Camilo Medina.
Stavo programmando di pubblicare queste parole ma poi ho deciso di lasciar fluire ed ho preferito raccontare il nostro incontro. Prima di arrivare in Colombia, anzi, prima di mettere piede un certo pomeriggio proprio in quella libreria, non avevo certo programmato di trovare un libro e di incontrare il suo autore. Se tutto ció è accaduto è perchè ho seguito l’intuizione, ho lasciato fluire.
Ciò nonostante, per trovare Juan Camilo, contattarlo, fissare l’intervista, preparare le domande, ho dovuto ovviamente programmare il tutto. Ancora una volta però, non avevo previsto che le nostre chiacchiere sulla cultura indigena mi avrebbero fatto partire per L’Amazzonia. Anche questa nuova partenza l’ho dovuta programmare, ma la decisione di conoscere il polmone verde del pianeta è scaturita dalla pura intuizione, quindi dal lasciar fluire.
Non so se tutto questo risponda alla domanda di prima, ma forse il modo in cui sono andate le cose lo potremmo chiamare: seguire la magia della vita, attraverso un giusto mix di programmare e lasciar fluire.
Lasciar fluire: e poi…c’è chi l’ha fatto!
Eh si. Perché, pochi giorni dopo l’intervista, Juan Camilo mi disse che conoscermi aveva risvegliato il suo “spirito avventuriero”: il mio arrivo a Neiva – dice – è stato un segnale che gli ha fatto capire che era giunto il momento di partire.
Ed è partito!
In questo momento si trova in Ecuador, diretto in Patagonia, in moto. Immagino che abbia programmato bene un viaggio così impegnativo, ma se veramente l’ha fatto interprentando la mia visita come un segnale, beh, oserei dire che ha soprattutto seguito l’intuizione, ovvero ha lasciato fluire. Insomma, un ottimo mix di entrambe le cose.
Se il post ti è piaciuto…non ti perdere le prossime puntate del mio viaggio in Colombia! E, se vuoi, dagli un mi piace:
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Seguono alcune foto, e dopo, il consueto saluto finale!
la statua della Vergine al Santuario “Ecce Homo”, Villa de Leyva, la sera prima di partire per Neiva…non sapevo quello che mi aspettava…
Sulla moto dello scrittore Juan Camilo Medina…iniziavo a sospettare che l’Universo avesse in serbo qualcosa di buono….
L’arrivo a Leticia, Amazzonia…
I giorni dopo, in barca sul fiume Amacayacu, affluente del Rio delle Amazzoni…
Juan Camilo in viaggio per la Patagonia….
…arrivederci al prossimo Spiraglio!
Prosegui la lettura nel blog con questi due Spiragli, il primo, di viaggio: Perché ho lasciato il cuore in Colombia
il secondo, legato al lasciar fluire: Chiudere i cicli e lasciar andare ci insegna a Vivere
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